Cambiare lavoro a 40 anni: yes, you can

Quest’anno ricorre il 55esimo anniversario dalla morte di Maurits Escher, incisore e grafico olandese delle costruzioni impossibili. Fra queste le famose scale di Escher, che danno l’illusione ottica della scala infinita, di una sommità mai raggiunta perché le scale altro non sono che un intreccio di possibilità che conducono allo smarrimento. 

Guardando le foto dei quadri di Escher è tornata vivida quella sensazione di smarrimento provata all’Università. Mi rivedo immerso fra tanti esami diversi fra di loro che rendevano complesso comprendere veramente quale fosse la strada da intraprendere dopo e capire ciò che mi avesse reso soddisfatto.

Mi capitava di rado di conoscere colleghi universitari che, fin da subito, sapessero quale percorso compiere per diventare ciò che avevano sempre desiderato. E quando accadeva, provavo una grande stima e curiosità di scoprire dove nascesse così tanta convinzione e determinazione. 

Centrare il percorso di studi (e la strategia connessa per poi introdursi nel mondo del lavoro) è uno dei primi banchi di prova nella vita da adulti. Un mix di elementi che si devono intersecare tra di loro, che necessitano grande chiarezza interna, oltre al supporto scolastico e famigliare. 

In questo sentiero lastricato di domande, denso di scelte da affrontare e decisioni da prendere, si nascondono spesso alcune insidie: da una parte c’è la famiglia che magari ti suggerisce di seguire il lavoro di uno dei genitori, in modo da avere una strada più spianata; dall’altra parte c’è la voce interna, quel dialogo interiore che ti sprona a seguire i propri desideri, in equilibrio tra le poche certezze e i tanti dubbi del percorso. Qui inizia un bivio, proprio come le scale di Escher, in cui non si conosce la meta precisa e in cui non bastano i calcoli fatti. Soprattutto oggi, dove la grande velocità con cui si muove il mercato del lavoro e le sempre nuove competenze richieste mettono in uno stato di agitazione chi svolge professioni che pretendono aggiornamenti continui. L’obsolescenza delle competenze è rapida e incalzante. Pensiamo a ChatGPT, la chatbot che attraverso l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale riesce a rispondere alle domande più disparate, in maniera pertinente, puntuale, esaustiva e veloce. Chissà quanti mestieri potrà eventualmente sostituire!  

Esiste quindi una sorta di limbo della carriera. Prima o poi arriva il momento in cui iniziano ad emergere incertezze sul proprio percorso di crescita. Momenti che assomigliano alle scale di Escher, quando si è imbrigliati in sentieri di carriera che non ti appartengono più. 

RIPENSARE LA PROPRIA VITA

Un ripensamento delle proprie scelte che vedo solitamente accadere in due precise fasce d’età, rispettivamente tra i circa 30 -35 e 48-55 anni. Figure più senior con un’esperienza ragguardevole alle spalle, strette però in una morsa micidiale: tra un middle management che scalpita per emergere e la pressione di chi dall’alto si sforza di mantenere a debita distanza chi vuole salire.  

Si crea così un tappo, come le code al supermercato quando non vengono aperte le altre casse per smaltire la fila. I percorsi di carriera nella maggior parte delle aziende sono purtroppo percorsi standard, costruiti indipendentemente dalle caratteristiche della persona e quindi di eventuali potenzialità inespresse. Si finisce così immobilizzati in una impasse, con la percezione che non ci sia la via d’uscita perché manca la consapevolezza di dove stia andando la propria carriera.

La ridefinizione del proprio sistema di carriera avviene in quel momento in cui arriva la delusione di promesse non mantenute, dell’incoerenza tra proprie potenzialità e career path, oppure nei casi peggiori dall’assenza di qualsiasi forma di formazione ai dipendenti. Essere al passo con il mercato significa essere sempre “appetibili” con competenze, idee, progetti e stimoli intellettuali. La difficoltà sta nel convogliare le forze in tutte quelle azioni che conducano a stare bene.  

Mi fa piacere lasciarti con alcuni consigli per riconoscere fin da subito se un career path è una scala di Escher: inizia proiettando la tua carriera guardando quindi al tuo responsabile o quello successivo e domandati se è ciò che vorresti e desideri per emanciparti personalmente e professionalmente; cerca di capire poi se la formazione all’interno della tua azienda è adeguata per le esigenze del tuo mercato di riferimento; infine, cosa più importante, se vuoi quel tipo di carriera o lanciarti in una tua avventura imprenditoriale.

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Un abbraccio! Marco.